argomento
I rapporti tra letteratura e musica sono atavici e ben radicati nella nostra cultura occidentale. Le basi di questa simbiosi tra musica e letteratura stanno proprio alle origini del mondo classico: non a caso per i Greci ‘mousiké’ era la poesia cantata e la lira sarà lo strumento privilegiato per esprimere il mondo interiore. La parola "lirica" diventerà sinonimo di poesia ma in seguito anche un genere musicale e interpretativo.
L’altro pilastro storico di questo stretto rapporto sarà caratterizzato da una grande scoperta dell’umanesimo rinascimentale: la “teoria degli affetti” che, codificando in musica le emozioni umane, permette di percepire il pathos o affetto della poesia oltre le parole. I primi esempi accertati arriveranno infatti solo nel Cinquecento, ovvero nell’età del madrigale, ed è qui che diviene basilare l’imponente figura di Francesco Petrarca. Primo umanista e poeta di immenso valore, Petrarca fu il poeta più letto nell’Italia risorgimentale, caratterizzando un fenomeno culturale e sociale che prende il suo nome: il petrarchismo.
Sui testi di Petrarca ma anche di poeti contemporanei com’è il caso di Torquato Tasso, sui quali ci concentreremo in questo programma, si inizierà anche a comporre musica: è il fenomeno del madrigale, componimento polifonico da quattro a sei voci intonato su un unico testo profano, nel quale la musica assume una dignità tale da poter essere accostata alle lettere. In realtà nella prima metà del Cinquecento, i madrigalisti che Claudio Monteverdi chiamerà a posteriori della “prima pratica”, sono abbastanza restii a comporre una musica che dia il proprio approccio creativo al testo, e la musica rimane “serva” della poesia.
È così che i nuovi madrigalisti furono portatati a formulare l'idea di una seconda pratica, uno stile nuovo dove la musica ambisce ad essere sullo stesso piano artistico rispetto alla poesia. La seconda pratica forgiò una nuova retorica musicale, che trasformò radicalmente la composizione contemporanea. Questo nuovo stile può difficilmente essere qualificato come “sereno” o “equilibrato” come lo era lo stile antico di Palestrina: si fonda piuttosto su nuove dinamiche ed energie per comunicare le parole e catalizzare le emozioni. Il madrigale diventa in un racconto musicale aperto che si modella, momento per momento, sul contenuto sentimentale e immaginativo del testo, cercando un rapporto sempre più stretto, penetrante e incisivo tra parola e musica.
La tradizione del madrigale andrà poi oltre Petrarca e Tasso, arrivando a un momento in cui la poesia diventerà addirittura “succube” della musica. Verranno scritti testi proprio per essere musicati. Il canto monodico di questo nuovo stile rappresentativo (una sola voce accompagnata da strumenti) avrà il sopravvento sulla polifonia e darà luogo alla maggiore espressione storica italiana della musica… è nata l’opera e la teatralizzazione degli affetti.