Il programma
Il concerto è strutturato in quattro sezioni, ognuna centrata su figure femminili dell’America Latina e rappresentata simbolicamente da un’opera dell’artista argentino Luis Felipe Garay.
La prima sezione è dedicata alla Vergine e alla Pachamama (Madre Terra).
L’adozione del culto alla Vergine Maria, da parte dei popoli indigeni, può essere considerata, più che un atto d’imposizione e sottomissione, come una forma di resistenza.
Per i popoli andini, infatti, la venerazione della Vergine significò la possibilità di continuare a mantenere il culto alla Pachamama, di fronte all’avanzata ineluttabile dei «conquistadores» spagnoli.
Essi ingloberanno i nuovi elementi simbolici, ma a partire della propria visione del mondo, come si può vedere dalla testimonianza pittorica del secolo XVIII, nel quale la Vergine si fonde alla Pachamama, rappresentata dal Cerro Rico di Potosì.
Dalla seconda sezione del programma in poi, si rende omaggio alle donne che hanno contribuito, e contribuiscono ancora oggi, allo sviluppo della cultura in America Latina. Nelle figure di suor Juana Inés de la Cruz, Frida Kahlo, Violeta Parra, Juana Azurduy o Mercedes Sosa, convivono i modelli che diventano simboli delle lotte per la libertà dei popoli e dell’emancipazione femminile.
Prima dell’arrivo degli spagnoli, in alcune culture del mondo americano, esisteva già una serie di codici dove i doveri e i diritti delle persone si stabilivano in base al sesso. Era l’uomo chi dirigeva e applicava il sistema giudiziario.
Le pene inflitte per i diversi delitti stabiliti in quell’epoca, erano più drastiche per le donne. Con l’arrivo degli spagnoli, ci fu uno scontro tra due culture patriarcali, e dopo la successiva dominazione europea, la donna diventò un oggetto di svago e di dispersione per gli spagnoli.
Col passare del tempo si stabilirono le basi per il rispetto e l’uguaglianza senza distinzione di genere; la donna raggiunge la sua emancipazione nella società nell’ultimo terzo del secolo XX, grazie ai grandi movimenti sociali che si succederono. Fu lì che fece la sua comparsa un movimento sociale definito liberazione delle donne nel quale si progettava il totale riconoscimento dei diritti per gli uomini come per le donne.
L’ultima parte del concerto è dedicata a Violetta Parra perché la sua arte rappresenta la voce di tutta l’America Latina, anche quella dei più poveri e “dimenticati della terra”; la sua voce canta le emozioni e le verità di un popolo che ha saputo lottare per la sua libertà.