Il programma
La Cantata Sudamericana, composta nel 1972, oltrepassò il paesaggio argentino, al quale venivano ispirate le opere anteriori, per raccogliere temi, ritmi e melodie emanate dalle più varie regioni dell'America del Sud.
Benché l’opera si componga di canzoni indipendenti, che rappresentano diverse regioni e paesaggi, si può evidenziare nella sua totalità un'intenzione comune: rivalorizzare gli elementi etnici, estetici e spirituali propri dei popoli sudamericani. È una profonda ricerca dell'ancestrale essenza del continente, per proiettarla verso la sua liberazione esaltandone la sua autenticità.
L'opera menziona in vari passaggi la parola “bandiera”. È, infatti, l'idea del poeta immaginare un’unica bandiera di tutti i fratelli, che rappresenti il loro passato indigeno e spagnolo, e il loro presente crudo ma pieno di speranza in un futuro di libertà e giustizia.
Félix Luna ha sempre avuto l'idea Sanmartiniana di una “Patria Grande”, erede della ricchezza dei popoli aborigeni che vissero in armonia per secoli e del passo del conquistatore castigliano delle grandi tradizioni.
L'esperienza cosmopolita del pianista Ariel Ramírez fu fondamentale per immergersi nelle ricche e varie forme musicali della geografia sud-americana. La strumentazione di quest’opera è anch’essa una scelta molto originale di Ramírez che raduna strumenti autoctoni di ogni regione. È così come charango, quattro, tiple, quena, siku, violini indigeni ed ogni tipo di percussione si intrecciano su una classica base di chitarra, pianoforte e contrabbasso.
La prima registrazione di quest’opera si fece nel 1972 e venne interpretata dalla celebre cantante argentina Mercedes Sosa. Otto canzoni percorrono la geografia sudamericana, con diversità di ritmi e sapori propri di ogni regione.
Gli arrangiamenti musicali originali per il Coro Voz Latina, solisti e strumenti, sono del musicista argentino Quito Gato